Scena Verticale
Hardore di Otello (tragedia calabro‑scespiriana)
progetto scenico, testo e regia Saverio La Ruina
collaborazione regia Dario De Luca
con Saverio La Ruina, Dario DeLuca,
Rosario Mastrota e Fabio Pellicori scene, costumi e ideazione poltrona "Hardore" Luciana De Rose scultura poltrona "Hardore" Claudio Cinitiempo
elementi scenici Marcello De Paola allestimento, video, luci e fonica Fabio
Alia in collaborazione con Guglielmo Bardi realizzazione video Strike fp a cura di Michele Paradisi e Gianluca Stuard |
Hardore di Otello
fa
ricorso alle nuove tecnologie e alla collaborazione di videomaker e prova
a mostrare, tra rimandi ai nodi tematici più significativi dell'Otello
e visioni di un Sud sospeso tra le icone del passato, lo smarrimento degli
uomini moderni. Nell'ambito di una nuova scrittura in lingua italiana,
le suggestioni scespiriane sono prontamente spiazzate attraverso la contaminazione
con inserti dialettali calabresi. Sprofondato in una poltrona di plastica che riproduce
le forme femminili, immersa nell'acqua torbida come in un liquido amniotico,
Otello vive rinchiuso in una camera piscina delimitata da un perimetro
di mattoni grigi. Su un grande schermo collegato a un computer, unica
finestra verso l'esterno, vede e rivede foto e filmati di Desdemona, bellissima
e poco più che adolescente, ormai morta. La fanciulla è ridotta a immagine
feticcio. E'un atto di onanismo, prima mentale che fisico, ossessivo.
Il rapporto maniacale con le immagini denota qualcosa di preoccupante,
un rapporto malato. Otello comunica, registra, ripercorre a ritroso le
tappe del suo legame con un angelo perverso, il suo amore di infinita
poesia. A un lato della "piscina" vive il padre di
Otello, dove troneggia come in un santuario la statua della Madonna del
Pollino. Gli interventi del padre, comici e surreali, vorrebbero strappare
Otello a quella condizione claustrofobica in cui si è chiuso dopo la morte
di Desdemona. Cerca di comunicare con Otello anche il suo "amico
del cuore" Iago, in un continuo ed esilarante tormentone sul suo
cricetino morto, rimandando a ben altre angosce esistenziali, poggiate
sul terreno minato dell'afasia dello spirito. E' su questo stesso terreno,
del resto, che poggiano anche i caratteri non saldi di Otello e Desdemona. Il padre porta alla superficie dell'acqua putrida "pezzi"
del mondo popolare, ma anche oggetti inquietanti che proiettano una strana,
sconcertante e sinistra luce sulla relazione fra i due amanti. Come lo
spettro di Amleto, sarà Desdemona, con un passaggio dalla realtà virtuale
a quella materiale, a svelare ad Otello la trama di lago, chiudendo il
cerchio con le ultime inquietanti rivelazioni sul loro legame. Un'unica
figura trattiene una nota positiva: un muratorino impegnato nei lavori
di costruzione, che con gesti precisi misura e livella, tartassato dalle
immancabili indicazioni del padre. Nell'atmosfera apparentemente quieta,
in realtà gravida di inquietudine, il padre è spesso intento a pescare
nello specchio d'acqua. In altri momenti si apparecchia e si pranza all'interno
della piscina: a questa ingannevole immagine da sereno pic‑nic di
fine settimana fa da contorno il gracidio angosciante delle rane nello
stagno. Mentre gli altri sono o troppo distratti o troppo presi dal loro
cieco malessere, il muratorino è l'unico che vede il miracolo, che è lì,
sotto gli occhi: potrebbe cambiare il corso della loro vita ma nessuno
se ne accorge. E la tragedia si compie. |